Parlando di menopausa è doveroso fare due premesse: 1)
parlare di menopausa significa intrecciare fra di loro tre livelli diversi, quello delle modificazioni fisiche, quello delle modificazioni psicologiche e quello dei condizionamenti culturali e sociali; 2) in tempi recenti è avvenuta una eccessiva medicalizzazione della menopausa, che ha alimentato il conseguente business ad essa correlato.
In senso letterale il termine ‘menopausa’ si riferisce solo alla fine delle mestruazioni. Nell’uso comune designa il periodo di transizione tra gli ultimi anni con cicli mestruali e l’anno seguente la loro scomparsa (si dovrebbe parlare più precisamente di climaterio). Mentre diminuisce la produzione di ormoni da parte delle ovaie, i cicli mestruali diventano irregolari e poi scompaiono. In questo periodo le donne soffrono di disturbi quali vampate di calore, sudorazioni notturne, secchezza vaginale e alterazione del tono dell’umore, insonnia e depressione. Da un punto di vista psicologico ci accorgiamo che non siamo ancora vecchie, ma d’un tratto ci percepiamo di non avere un corpo giovane. Lo sguardo erotico viene a mancare, come pure il piacere a mostrarsi e ad essere viste. Ci si può sentire melanconiche, depresse, giù di morale per cose da poco, si possono avere sbalzi d’umore e crisi di pianto. I segnali che accompagnano la peri-menopausa sono:
- Vampate di calore
- Irritabilità
- Aumento di peso
- Atrofia della zona genitale con pruriti e bruciori
- Vaginiti – cistiti
- Calo del desiderio sessuale
- Aumento del rischio di osteoporosi
- Insonnia.
Sul piano fisico si possono avvertire sensazioni di caldo intenso fino alla sudorazione che parte dalla base del collo e sale alla testa e scende per tutto il corpo. Non mancano le tachicardie e le sensazioni di mancanza d’aria. Tutti questi cambiamenti sono dovuti all’interruzione più o meno brusca della funzione della sintesi ormonale da parte dell’ovaio. L’insorgenza della peri-menopausa vede una crescente difficoltà a funzionare dell’ovaio, che dopo circa quarant’anni di lavoro, vede esaurito il patrimonio di follicoli ovarici, che aveva avuto in dotazione a partire dallo sviluppo embrionale. Senza follicoli l’ovaio non è in grado di produrre gli ormoni femminili: l’estrogeno e il progesterone. Sebbene ci sia insegnato a pensare alla menopausa in termini di carenza estrogenica, questa convinzione si basa su informazioni incomplete. Gli estrogeni non sono i soli ormoni prodotti dalle ovaie. Anche gli androgeni come il DHEA (deidroepiandrosterone) e il testosterone sono secreti dalle ovaie. Il benessere in menopausa e oltre dipende da questi ormoni tanto quanto dagli estrogeni. Sono prodotti da surrenali, pelle, muscoli, cervello, ipofisi, follicoli piliferi e tessuto adiposo. Con il calare della produzione delle ovaie, lo sviluppo degli ormoni androgeni da parte di queste diverse sedi raddoppia e, poiché gli androgeni agiscono da estrogeni deboli e possono anche essere i precursori per la produzione di estrogeni, è chiaro che una donna sana in menopausa è adeguatamente attrezzata dalla natura per affrontare i cambiamenti ormonali delle ovaie. Infatti, le donne che sono in grado di produrre livelli adeguati di androgeni non necessitano di terapia ormonale sostitutiva. “Problemi menopausali di questo tenore sono dovuti in parte allo svuotamento cronico delle risorse metaboliche della donna negli anni precedenti. Una facile transizione dipende dalla forza delle surrenali e dallo stato generale di nutrizione. In una donna sana le surrenali danno gradualmente il cambio alle ovaie nella produzione di ormoni. Molte donne, tuttavia, si approssimano alla menopausa in uno stato di deprivazione emotiva e nutritiva che impedisce alle surrenali di funzionare in modo ottimale. In tali condizioni, saranno necessari un aiuto a livello ormonale, nutrizionale ed emotivo e/o un altro tipo di sostegno finchè non sarà ristabilito l’equilibrio endocrino.” (1)
La questione della terapia ormonale sostitutiva
Le ricerche hanno rilevato che le donne che considerano la menopausa come un processo naturale o una fase di transizione, lo percorrono più facilmente di quelle che lo considerano una crisi. Le donne che fanno esercizio fisico, seguono una sana alimentazione e cercano attivamente di mantenere un buon equilibrio emotivo, riescono ad evitare o ridurre molti malanni dell’età matura. Queste buone abitudini possono curare meglio dei farmaci o di un intervento chirurgico.
Un medico che ha un approccio positivo alla menopausa e all’autogestione della salute è del tutto utile: puoi scegliere un ginecologo, un internista o un medico di base. Oppure recarti in un centro polispecialistico come un consultorio, dove si trovano medici, in prevalenza donne con specializzazioni diverse. E’ importante che il medico sia aggiornato nel campo della medicina femminile, che dedichi tempo sufficiente ad ascoltare problemi e domande e che prescriva analisi approfondite. Un medico con le idee chiare sui benefici e sui rischi di una terapia a base di estrogeni aiuta la donna a scegliere la soluzione migliore per lei.
Siamo sottilmente, ma profondamente influenzate dagli stereotipi sull’invecchiamento che fanno parte delle nostra cultura. Vale la pena di impiegare un po’ del nostro tempo per cercare di analizzare i nostri veri sentimenti riguardo alla menopausa e all’invecchiamento. I messaggi negativi sulla menopausa abbondano nella nostra cultura, così è facile acquisire atteggiamenti di paura nei confronti di questa fase della vita.
Evitiamo gli stereotipi e manteniamo i contatti con la realtà che ci circonda!
Le donne che non accettano il luogo comune che il loro valore dipenda dalla giovinezza e dalla sessualità propria dell’età giovanile saranno in grado di dare valore alla saggezza e alla forza dell’età matura. Numerosi studi sull’invecchiamento hanno dimostrato che le persone legate a una rete di conoscenze e di amicizie sono più felici e vivono più a lungo. Anche i legami con il mondo della natura sono importanti, stare a contatto di animali e piante, camminare in un bosco sono attività che aiutano a capire i disegni della vita e a contrastare la depressione. Anche il coinvolgimento sociale e l’aiutare gli altri rappresentano un importante compito nella seconda parte della vita, permettono di evitare dannose spinte verso l’isolamento e la solitudine. L’attitudine a coltivare i propri interessi o l’avvicinarsi ad attività nuove, come allo studio di argomenti interessanti permettono, a qualsiasi età, di mantenersi curiosi e vitali. Limitare i sentimenti negativi quali ansia, paura rabbia, senso di colpa e le tensioni, imparare a rilassarsi profondamente è di grande aiuto in questa fase già delicata della vita. Molte donne hanno trovato enorme giovamento dall’impiego costante di tecniche di rilassamento. Il sistema immunitario lavora in modo più efficiente per prevenire o combattere le malattie quando siamo rilassate. Il nostro corpo è progettato per muoversi: i medici stanno arrivando a capire che molte modificazioni che abbiamo attribuito all’età, sono semplicemente dovuto all’inattività fisica. I benefici dell’esercizio fisico comprendono una riduzione del rischio di malattie cardiache e di osteoporosi (fragilità ossea), un migliore controllo del peso, la riduzione dei dolori in molte situazioni, minori depressioni e sonno migliore.
Insomma, gli anni successivi alla menopausa costituiscono un periodo, in cui le donne, in gran parte liberate dai compiti di cura ai figli, possono dedicarsi di più a se stesse, all’attività fisica ed a qualche personale interesse, che contribuisca a mantenerle vitali ed in salute.
(1) Christiane Northrup Guida medica Da donna a donna Ed. Red p.445